primo incontro sul corpo delle donne come corpo biopolitico

Di seguito il documento che abbiamo letto ieri sera alla fine del nostro incontro   con Saverio La Ruina. Ringraziamo Saverio  per la generosità con cui si è speso per noi, per le sue parole che ci lasciano fiducia  nella possibilità di un confronto e di un dialogo costruttivo.

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Abbiamo voluto fortemente questo incontro perché crediamo che l’evento da cui prende spunto la storia messa in scena, ossia l’aborto, rappresenti (anche) a Catanzaro una sorta di tabù narrativo. Pensiamo che le problematiche che investono le donne rispetto ad esso siano totalmente assenti dalle narrazioni prodotte dalla politica dei partiti. A noi, invece, interessa molto che si parli delle vite delle donne, soprattutto di quelle dei Sud, delle possibilità che abbiamo di compiere scelte consapevoli e libere. Ci interessa molto che si parli della nostra salute, messa costantemente a rischio sia da un numero spropositato di personale obiettore presente nelle strutture sanitarie pubbliche che dal mancato utilizzo di pratiche mediche atte ad evitare  stress e sofferenze inutili e punitive. Ci interessa, infine,  riprendere le fila di discorsi interrotti che incidono sulle vite di molte donne a Catanzaro e che vengono ridotti per lo più a stigma. Dunque, utilizziamo questo pomeriggio assieme a Saverio La Ruina  come pretesto per dire la nostra e lo consideriamo solamente il primo di una serie di incontri che abbiamo intenzione di promuovere, il cui filo conduttore sia la nostra sessualità e  il corpo delle donne come corpo biopolitico.

Il 22 dicembre scorso, con un certo ritardo, è stata resa pubblica la relazione del  Ministero della Salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza  (LEGGE 194/78) con i dati definitivi del 2016. Nonostante il trend del tasso di abortività in diminuzione, che non può che farci piacere e che si pensa sia  collegato almeno in parte alla recente abolizione dell’obbligo di prescrizione della pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo per le maggiorenni, crediamo che la situazione generale non si affatto rosea come pensa di propinarcela la ministra Lorenzin, soprattutto in regioni come la Calabria. Nella nostra regione, infatti, esistono città come Crotone dove per l’esclusiva presenza di medici obiettori si è resa necessaria la migrazione sanitaria per ricorrere all’IVG. L’esperienza di Crotone dovrebbe esserci di monito e metterci in allerta, ove mai qualcuna non lo fosse già.

Da quando, nell’ormai lontano 2011, prendevamo atto del mancato utilizzo della ru486 nella regione Calabria e in particolare a Catanzaro, ben poche cose sono cambiate. Nella nostra regione, per il 2016, la percentuale dei medici ginecologi obiettori si attesta sul 72,9 mentre arriva al   77,2 quella degli anestesisti. La pillola abortiva ru486 pare conitinui ad essere la storia di un piccolo-grande boicottaggio, che partito dal Governo, passando per la Regione fino agli ospedali calabresi e al personale medico e paramedico investe responsabilità diffuse. Come una di noi dell’UDI Catanzaro verificava in una ricerca, nel 2011 nell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro la pillola abortiva non era presente nel prontuario aziendale perché non richiesta all’unità operativa di Farmacia dai reparti di ginecologia-ostetricia né dell’Ospedale, né dell’Università.

Le domande che ci poniamo, oggi, sono tante. A che punto stiamo oggi? Quanto personale non obiettore è presente nel Pugliese-Ciaccio? Cosa viene risposto alle donne che fanno richiesta della ru486? Per tutte le classi di età, le donne straniere hanno tassi di  abortività di molto più elevati delle cittadine italiane. La Calabria è terra di sbarchi e di passaggio, vorremmo che lo fosse anche di accoglienza. Come viene tutelata la salute e la libertà di scelta delle donne nella nostra città, anche per le migranti? E ancora, cosa spinge, in un così alto numero, il personale medico e paramedico all’obiezione? C’è un gap nel tempo che intercorre tra le assunzioni mirate degli anni ottanta per l’applicazione della 194/78 e l’obiezione massiva di oggi che difficilmente riusciamo a spiegarci.

E’ mancata, e manca tutt’ora, una seria riflessione da parte della politica rispetto al diritto di cittadinanza e di autodeterminazione delle donne, continuamente messo in discussione. Manca una reale attenzione verso la prevenzione e l’educazione alla procreazione responsabile, alle condizioni lavorative del personale medico e paramedico non obiettore penalizzato nei carichi di lavoro e confinato in termini di carriera. Siamo in balia di un sistema malato, a partire dalla politica che nella migliore delle ipotesi si fa scudo con un distacco ipocrita ed irresponsabile e nella peggiore ostacola, come abbiamo potuto ampiamente constatare lo scorso anno quando il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea presentò la  Proposta di Legge n.139/10^ boicottata da onorevoli membri della sua stessa parte politica che facero mostra di tanta miseria. Ne scrisse anche anche Franca Fortunato sul Quotidiano del Sud del 26 settembre scorso ,  interrogandosi a questo proposito circa la posizione dell’unica donna presente nel consiglio regionale, della Consigliera e le donne in Giunta.

Sia chiaro che c’è in ballo molto di più della salute delle donne, se pure questo non sia un argomento irrilevante. Tutto si riconduce ad una questione millenaria che ha a che vedere con il controllo dei corpi delle donne e che si trasforma nel tempo rinnovandosi, ma la cui radice è sempre la stessa. Impedire, infatti, alle donne di ricorrere all’IVG nei termini stabiliti dalla 194/78 e far uso, ad esempio, della cosiddetta “gestazione per altri” o “utero in affitto” presuppone l’ utilizzo della stessa logica patriarcale della gestione dei nostri corpi: da una parte punitiva e dall’altra neoliberista, della mercificazione. L’altra faccia della stessa medaglia.

“Lentamente compresi che in verità la dissacrazione delle donne rivelava il fallimento degli esseri umani nell’onorare e proteggere la vita; e questo fallimento, se non l’avessimo rettificato, avrebbe significato la fine di tutti noi. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile, domato” (Eve Ensler).””

Al nostro prossimo incontro,

Le donne di UDI Catanzaro                                    

Qualche foto di ieri. Al solito orario impossibile, in una giornata impossibile, abbiamo fatto miracoli! Al nostro coraggio…(e alle locandine che ci hanno strappato la bella faccia sorridente di Rossana)

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